“Non so perché abbiano pensato ad un intervista a Guaianazes, domani sarà un’avventura – Lucas mi appare sinceramente preoccupato – potremmo andare in taxi ma potremmo metterci 50 minuti come 2 ore e mezza, oppure prendere la metropolitana, poi un treno e poi un taxi. In ogni caso cercate di vestirvi male per non dare nell’occhio, non dovete sembrare stranieri. Cercheremo di nascondere l’attrezzatura video altrimenti saranno cazzi”
Se non l’avete ancora capito, benvenuti a Sao Paulo! 20 milioni di abitanti comprendendo le periferie, un’estensione immensa. Una settantina di morti ammazzati alla settimana, la prima causa di morte per la popolazione tra i 15 e il 24 anni. Uno stato che da solo fa il 50% del prodotto nazionale del Brasile. Un traffico e dei trasporti da incubo.
Il nostro taxi si allontana mano a mano dalla Sao Paulo verticale, piena di moderni grattaceli e la città si distende sempre di più in orizzontale in un alternarsi di case sempre più povere e di favelas.
In realtà ci mettiamo poco più di 40 minuti e la cosa potrebbe sembrare positiva ma il problema maggiore diventa quello di passare più di un ora in questo ameno quartierino prima dell’intervista.
Ci piazziamo in una rassicurante Padaria, un tipo di locale che va per la maggiore da queste parti, dove si fa soprattutto colazione con abbondanti self-service.
E’ quasi ora di andare ma la app EasyTaxi cerca invano un’auto nei paraggi, niente da fare! Dalla Padaria ci dicono di andare a piedi in un vicino supermercato, lì forse dovremmo trovare un taxi. Io, Lucas e Catalina dobbiamo sembrare proprio degli strani personaggi mentre camminiamo un po’ impauriti con l’attrezzatura video appresso. Al supermercato ci dicono che lì di taxi non ne hanno mai visti in tanti anni e che forse potremmo trovarne uno alla vicina Padaria…
Alla fine ci vengono a prendere dalla casa dell’intervistato, impietositi da questi tre sfigati capitati nel posto sbagliato. Perché devo dire che qui a Sao Paulo fino ad ora ho trovato gente di una gentilezza meravigliosa rispetto agli spigolosi Gauchos di Porto Alegre.
Sistemo la telecamera e inquadro Nicolas, un ragazzo bianco, un po’ cicciottello, un po’ timido. Me lo immagino da bambino, a crescere in questo quartiere, non deve essere stato facile.
La loro villetta si potrebbe incontrare in un paese della Circumvesuviana, un alto muro di cinta, un cancello spesso per difendersi dai ladri, una costruzione mai completamente finita. Nel cortiletto due bambine ripassano i compiti con la vecchia nonna.
Dentro la casa un bel televisore Samsung, diversi computer tra cui un Sony Vaio, un tapis roulant.
Mentre rientriamo stipati in 6 in una Citroen da 5 posti, mentre ritorniamo tra i rassicuranti grattaceli, penso che nei prossimi giorni mi farà molto piacere passeggiare in Avenida Paulista, visitare il museo di arte moderna, la pinacoteca e tante altre cose di questa città. Ma sono contento di aver iniziato da Guaianazes, è sempre meglio tenere i piedi per terra.
Se non l’avete ancora capito, benvenuti a Sao Paulo! 20 milioni di abitanti comprendendo le periferie, un’estensione immensa. Una settantina di morti ammazzati alla settimana, la prima causa di morte per la popolazione tra i 15 e il 24 anni. Uno stato che da solo fa il 50% del prodotto nazionale del Brasile. Un traffico e dei trasporti da incubo.
In realtà ci mettiamo poco più di 40 minuti e la cosa potrebbe sembrare positiva ma il problema maggiore diventa quello di passare più di un ora in questo ameno quartierino prima dell’intervista.
Ci piazziamo in una rassicurante Padaria, un tipo di locale che va per la maggiore da queste parti, dove si fa soprattutto colazione con abbondanti self-service.
E’ quasi ora di andare ma la app EasyTaxi cerca invano un’auto nei paraggi, niente da fare! Dalla Padaria ci dicono di andare a piedi in un vicino supermercato, lì forse dovremmo trovare un taxi. Io, Lucas e Catalina dobbiamo sembrare proprio degli strani personaggi mentre camminiamo un po’ impauriti con l’attrezzatura video appresso. Al supermercato ci dicono che lì di taxi non ne hanno mai visti in tanti anni e che forse potremmo trovarne uno alla vicina Padaria…
Alla fine ci vengono a prendere dalla casa dell’intervistato, impietositi da questi tre sfigati capitati nel posto sbagliato. Perché devo dire che qui a Sao Paulo fino ad ora ho trovato gente di una gentilezza meravigliosa rispetto agli spigolosi Gauchos di Porto Alegre.
Sistemo la telecamera e inquadro Nicolas, un ragazzo bianco, un po’ cicciottello, un po’ timido. Me lo immagino da bambino, a crescere in questo quartiere, non deve essere stato facile.
La loro villetta si potrebbe incontrare in un paese della Circumvesuviana, un alto muro di cinta, un cancello spesso per difendersi dai ladri, una costruzione mai completamente finita. Nel cortiletto due bambine ripassano i compiti con la vecchia nonna.
Dentro la casa un bel televisore Samsung, diversi computer tra cui un Sony Vaio, un tapis roulant.
Mentre rientriamo stipati in 6 in una Citroen da 5 posti, mentre ritorniamo tra i rassicuranti grattaceli, penso che nei prossimi giorni mi farà molto piacere passeggiare in Avenida Paulista, visitare il museo di arte moderna, la pinacoteca e tante altre cose di questa città. Ma sono contento di aver iniziato da Guaianazes, è sempre meglio tenere i piedi per terra.
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