La mia zona di comfort è definita da questo van Toyota.
Pulito, protetto, con bevande fresche al suo interno, un driver che sa sempre
dove andare. Il van mi porterà in giro per Bombay durante questi tre giorni di
interviste. Dhananjay, il capo dell’agenzia di ricerca ha organizzato tutto per
me ma anche lui si sposta con il driver. I viaggi in auto sono interminabili.
Bombay si sviluppa verticalmente lungo una penisola piuttosto stretta. Non
esiste la metropolitana, il traffico è incredibile. Qui dentro ci si sente però
completamente separati.
L’impressione che si ha è quella di esseri umani come una
moltitudine di insetti. Si usa il clacson non per nervosismo ma come si
potrebbe scacciare uno sciame di moscerini con un gesto della mano.
Quello che mi colpisce di più è la totale mancanza di
distinzione tra ‘dentro’ e ‘fuori’. Riflettendo, è anche questo che provoca
questa impressione di miseria e abbandono. Quel saldatore che sta riparando
qualcosa forse non lavora in un ambiente così meno salubre di un suo omologo in
qualche periferia delle nostre città. La differenza è che lui non è rinchiuso
in un capannone, separato dal resto ma sta saldando sulla strada e le scintille
arrivano fino a te. Così come quella capra sta con i suoi padroni come
probabilmente farebbe una capra sarda ma ad impressionarti è che tutto avvenga
sullo stesso marciapiede.
La sera però cominci ad intuire dove e come la maggior parte
di questa gente dorma. Non so come si possa fare ad abituarsi a questo
pensiero.
Qui a Bombay si potrebbero scattare centinaia di fotografie,
quasi ogni angolo a cui rivolgi lo sguardo costituirebbe un’inquadratura. Da
ex-fotografo appassionato ne sono francamente attratto.
Ma so che di fotografie ne farò pochissime. La mancanza di
tempo, il non sentirsi sempre sicuri ad estrarre un iPhone 5 in mezzo a ‘sto
casino, ma soprattutto mi coglie un certo rifiuto ad ‘estetizzare’ con degli
scatti delle situazioni che nella realtà di estetico hanno proprio poco. Ho
deciso quindi di riprendere qualche minuto a caso di quello che si vede
passando con l’auto per una qualsiasi strada. Non c'è nulla di speciale, un semplice 'campionamento' random.
Immaginate questo ‘paesaggio’ che si sviluppa per chilometri
e chilometri. In ogni baracca un mestiere, una sua storia
umana, sotto ogni ponte gruppi di senza tetto accampati.
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