giovedì 20 giugno 2013

Il dentro e il fuori

La mia zona di comfort è definita da questo van Toyota. Pulito, protetto, con bevande fresche al suo interno, un driver che sa sempre dove andare. Il van mi porterà in giro per Bombay durante questi tre giorni di interviste. Dhananjay, il capo dell’agenzia di ricerca ha organizzato tutto per me ma anche lui si sposta con il driver. I viaggi in auto sono interminabili. Bombay si sviluppa verticalmente lungo una penisola piuttosto stretta. Non esiste la metropolitana, il traffico è incredibile. Qui dentro ci si sente però completamente separati.
L’impressione che si ha è quella di esseri umani come una moltitudine di insetti. Si usa il clacson non per nervosismo ma come si potrebbe scacciare uno sciame di moscerini con un gesto della mano.

Quello che mi colpisce di più è la totale mancanza di distinzione tra ‘dentro’ e ‘fuori’. Riflettendo, è anche questo che provoca questa impressione di miseria e abbandono. Quel saldatore che sta riparando qualcosa forse non lavora in un ambiente così meno salubre di un suo omologo in qualche periferia delle nostre città. La differenza è che lui non è rinchiuso in un capannone, separato dal resto ma sta saldando sulla strada e le scintille arrivano fino a te. Così come quella capra sta con i suoi padroni come probabilmente farebbe una capra sarda ma ad impressionarti è che tutto avvenga sullo stesso marciapiede.
La sera però cominci ad intuire dove e come la maggior parte di questa gente dorma. Non so come si possa fare ad abituarsi a questo pensiero.
Qui a Bombay si potrebbero scattare centinaia di fotografie, quasi ogni angolo a cui rivolgi lo sguardo costituirebbe un’inquadratura. Da ex-fotografo appassionato ne sono francamente attratto.
Ma so che di fotografie ne farò pochissime. La mancanza di tempo, il non sentirsi sempre sicuri ad estrarre un iPhone 5 in mezzo a ‘sto casino, ma soprattutto mi coglie un certo rifiuto ad ‘estetizzare’ con degli scatti delle situazioni che nella realtà di estetico hanno proprio poco. Ho deciso quindi di riprendere qualche minuto a caso di quello che si vede passando con l’auto per una qualsiasi strada. Non c'è nulla di speciale, un semplice 'campionamento' random.

Immaginate questo ‘paesaggio’ che si sviluppa per chilometri e chilometri. In ogni baracca un mestiere, una sua storia umana, sotto ogni ponte gruppi di senza tetto accampati.

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