...ma qui in Cina sembra che i blogs di Google siano banditi
dalla censura.
Grazie a Luca ho stabilito un tunnel che passa da un server
aziendale ed eccomi qua di nuovo. Grazie cognato!
La mia prima tappa a Shanghai è al Bund, un quartiere
storico il cui nome significa banchina, che è quella sul fiume Huangpu.
Dall’altra parte c’è Pudong.
La prima sensazione quando esco dalla metropolitana è quella
del cielo. O meglio della totale mancanza del cielo. So che la situazione
dell’inquinamento è molto migliorata qui negli ultimi anni, ma resta una caratteristica distintiva di questa città. Si fa fatica a scorgere la cima dei grattaceli e non si tratta di nuvole,
i contorni sono sbiaditi, sembra che tutto quello che sale in alto sparisca nel
nulla.
Faccio una camminata per cercare qualcosa da mangiare ma
presto mi ricordo che essere un uomo cinquantenne solo che passeggia da queste
parti è una situazione piuttosto difficile, quasi impossibile. Nel giro di 200
metri sono fermato almeno da 30 persone. Vendono due cose: orologi e puttane,
non ti mollano mai, una sensazione piuttosto fastidiosa. Sperimento diversi
tipi di reazioni. Quella che risulta la migliore è un grande gesto con le
braccia che si incrociano e un no detto molto forte.
L’ostello della gioventù è invece un posto molto carino. Ci
sono ragazzi da tutte le parti del mondo ma anche dalla Cina. Qui c’è tutto
quello che serve a questi millennials oggetto del mio studio: camere pulite e decenti senza
lussi, una buona organizzazione, una sala comune con una buona connessione
wi-fi e dei divanetti per sedersi comodi e fare conoscenza.
Colin è un ragazzo 25
enne di Hangzhou che lavora qui a Shanghai ma sogna di andare a vivere in
Svizzera per ricongiungersi ad un amico; credo che Colin sia gay e secondo me è
molto innamorato perché quando parla del suo amico in Svizzera gli si inumidiscono
gli occhi. Parliamo un po’ perché ama l’Italia. Non è interessato tanto ai
marchi di moda ma alla nostra storia, all’architettura. Qui a Shanghai lavora
nell’import-export ma sta studiando duro italiano, tedesco e francese per poter
trovare un lavoro nella tanto agognata svizzera. Ci riuscirà.
L’aria è rilassata, sul muro una scritta “Spirit of
adventure” e il barista ha una maglietta con scritto “Don’t need to worry” che
penso renda l’idea dell’atmosfera qui. Una specie di porto franco per
viaggiatori del mondo low cost.
Domani mi sposterò in un albergo più fighetto forse più
adatto ad un attempato signore come me e so già che questo posto mi mancherà.
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