E’ così che mi
appare da subito; la intravedo di schiena mentre si svolge la solita cerimonia
della rimozione delle scarpe prima di entrare nell’appartamento. L’intervistata
di oggi ha 20 anni e vive nel distretto di Putuo, che conta da solo più di un
milione di abitanti. E’ seduta tutta in avanti, quasi sul bordo del divano,
schiena eretta, le ginocchia unite, già in posa. Un vestito azzurro scuro,
spalle rinforzate, una schiera di bottoni dorat. Un taglio di capelli perfetto che le circonda il viso
rotondo. Un makeup impeccabile, un po’ da bambolina. Una vera principessa
penso, si vede che le piace essere al centro dell’attenzione.
Cominciamo l’intervista, la traduttrice in simultanea,
Jerry, mi sussurra all’orecchio. Meirong parla del suo stile di vita. “I miei genitori mi dicono che dovrei
spendere meno in vestiti, in divertimenti, essere più seria nello studio ma io
sono così: mi piace vivere come una principessa!”. E te pareva… Se c’è una
cosa che il mio mestiere ti insegna, dopo centinaia di interviste fatte in
tutti i luoghi e a tutti i tipi di persone, è a beccare al primo colpo dei
tratti di personalità. Anche se sono a migliaia di chilometri di distanza da
casa e non capisco una parola di cinese son cose che sento ormai a pelle.
In realtà il quartiere è tutt’altro che principesco. Prima
dell’intervista io e il team dell’agenzia ci fermiamo a bere qualcosa. Sembra
di essere a Quarto Oggiaro o giù di lì. I palazzi sono organizzati in blocchi,
si entra da una sbarra con un guardiano. L’aspetto esteriore degli edifici e
delle scale è trasandato, come tanta nostra periferia, il clima torrido
contribuisce a darmi una sensazione di squallore anche se sembra un posto
sicuro.
Dentro le case però le cose cambiano. Tutto è molto cool, TV
a 50 pollici, home theatre, lampadari super tecnologici.
Meirong ha un fratello minore. Il padre deve averne di
palanche per essersi permesso il lusso di un secondo figlio durante l’epoca
della ‘one child policy’. Epoca che ora però è finita, almeno per Shanghai. Da
quest’anno ci si può dar dentro a far figli, la regola è stata modificata. La
ragione è molto semplice: il mercato immobiliare è andato alle stelle per la
forte richiesta ma se ci fosse un decremento demografico i prezzi crollerebbero
con danni incalcolabili. O calcolabilissimi perché qui si calcola tutto. Si
analizza, si calcola e si esegue. E così si è tolta la regola, il mercato
immobiliare sarà salvo per i prossimi anni.
Il padre assiste all’intervista della figlia, braccia
incrociate. Un po’ guardingo, ma sicuramente molto orgoglioso della sua piccola
principessa.
Vi chiederete perché parlo di Meirong. Molto semplice:
perché di principesse come lei qui a Shanghai e in Cina ce ne sono moltissime,
probabilmente centinaia di migliaia, forse in futuro saranno milioni. Ed è a
loro che le grandi aziende guardano, sono loro che le grandi aziende
corteggiano. Sono loro le vere trendsetter di questo nuovo consumo
capitalistico pianificato. Loro che decidono le sorti di un brand durante i
loro capricciosi shopping nei centri commerciali e nelle boutique di Nanjing
Road – “Prada è diventato un po’ mass
market, meglio Chanel o Hermes, anche Louis Vuitton non è male, ma nel loro
negozio non mi hanno trattato molto bene…”. Per loro ragazzi di belle
speranze si danneranno di lavoro per poter comprare una costosissima BMW e
scarrozzarsele per Shanghai, sperando di sposarle, facendo a gara con altri acquirenti
di Mercedes, Audi, ecc.
Perché poi dovete anche sapere che qui la ‘one child policy’
ha creato uno strano fenomeno: i maschi sono risultati parecchio più numerosi
delle femmine perché avere una femmina veniva percepito come uno svantaggio. Il
risultato paradossale (o calcolato?) è che le fanciulle sono in una posizione
di privilegio, potendo e dovendo scegliere possono fare le capricciose, baciare
il rospo che vogliono.
Alla fine dell’intervista Meirong mi chiede come è andata.
Sembra una piccola attrice che chiede conforto della sua performance. Mi chiede
da dove vengo. Italia, le dico. Meirong si illumina
perché si sente corteggiata da questi marchi per lei principeschi.
Da italiano penso al mio paese sfigato e in declino,
ma abbozzo; perché dirle la verità? Mi raccomando principessa, continua a sognare
il principe azzurro e a far aprire il portafoglio di papà!
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