venerdì 21 giugno 2013

La TV tra sogno e sapone

La TV mi accompagna come sottofondo durante il lavoro in albergo. Tengo il volume abbastanza alto anche per coprire un fastidioso cicalino elettronico che fa l’ascensore nel corridoio.
Ovviamente non capisco una parola.
I numerosi canali trasmettono in buona parte soap opera di Bollywood.




Le storie rappresentate sono quasi tutte appartenenti ad un mondo fantasy, fiabesco, radicato nel profondo delle tradizioni dell’india. Mi sembra di intuire storie di fanciulle promesse spose a odiosi personaggi che vengono riscattate e salvate da madri coraggiose o temerari giovani innamorati. Definirei la cifra stilistica un ‘espressionismo soap’. Del soap c’è tutta l’ovvietà nel trattare i sentimenti e la finitura di basso costo fatta di sfondi finti, di improbabili costumi; del cinema espressionista ci sono le inquadrature insistenti degli sguardi, dello strabuzzare degli occhi, gli effetti smaccati della macchina da presa con lo scopo di esaltare i momenti di climax delle storie.
Si potrebbe ironizzare molto su questo genere di fiction ma se per un attimo mentalmente si da le spalle alla TV immaginandosi chi la stia guardando in questo momento, dai palazzi alle baracchette di questa città,  alle campagne di questo immenso paese, non si fa molta fatica a capire quanto sia importante continuare a sognare un mondo lontano dalla realtà e mantenere certi valori del proprio passato.

Ma c’è di più: il mio lavoro mi ha insegnato che il vero contenuto della TV è la pubblicità, su questa la TV si regge economicamente, il resto è solo un intermezzo per attrarre l’attenzione degli spettatori.
E quello che impressiona è che la stragrande parte della pubblicità martellante è costituita da spot di igiene personale e della casa. Interminabili dimostrazioni di spazzoloni, detersivi, saponi interrompono in continuazione queste bollywoodiane cavallerie rusticane.

La penetrazione delle più banali categorie di prodotti per l’igiene raggiunge spesso cifre inferiori al 15%, l’opportunità di sviluppo del mercato è enorme. Giganti come Uniliver stanno investendo parecchio. E non è solo una questione di povertà; in India ci sono 800 mila utenze cellulari su una popolazione di 1,2 miliardi di persone. Questo vuol dire che anche il più sfigato ragazzo che dorme in una baracca di Bombay gira probabilmente con un Samsung in tasca e mentre sto scrivendo sta messaggiando ad una ragazzetta o un amico.
La tecnologia è arrivata prima del sapone in questo repentino processo di passaggio dalla vita rurale alla vita urbana.

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